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L’ansia nei bambini: origini e forme cliniche

L’ansia nei bambini: origini e forme cliniche

L’ansia nei bambini si può presentare con manifestazioni fra loro molto diverse: alcune volte può sembrare una paura o una preoccupazione indefinita, in altri casi può rendere i bambini facilmente irritabili o farli sembrare arrabbiati senza un apparente o giustificato motivo. Tra i sintomi dell’ansia nei bambini ci possono anche essere difficoltà nel sonno, sintomi fisici come mal di testa, senso di affaticamento o mal di pancia.

 

Indice dei contenuti:

1. L’iperreattività emotiva e l'ansia nei bambini

2. Quali sono i fattori che contribuiscono a rendere un bambino più vulnerabile all’ansia?

3. L’ansia e il timore di sbagliare

4. Condizionamento multifattoriale: le interazioni fra i fattori coinvolti

5. I disturbi d’ansia più frequentemente diagnosticati nei bambini

  1. Fobie
  2. Ansia da separazione
  3. Ansia sociale
  4. Disturbo d'ansia generalizzato (DAG)
  5. Disturbo ossessivo compulsivo (DOC)
  6. Attacchi di panico

6. Trattare i disturbi d'ansia

 

 Per i bambini non è facile esprimere lo stato d’animo e fisico che si accompagna all’ansia: i bambini non sanno ancora riconoscere i sintomi che l’ansia può causare, e non riescono ancora ad associare in modo chiaro i propri stati d’animo agli eventi esterni e ai propri pensieri. 

Quando un bambino risponde “non lo so” alla domanda “perché sei preoccupato”, spesso dice il vero. Anche negli adulti, e a maggior ragione nei bambini che non hanno ancora sviluppato un pensiero di tipo astratto, non è facile individuare le ragioni che portano a sentirsi in apprensione o preoccupati senza motivo apparente. 

 

  1. L’iperreattività emotiva e l'ansia nei bambini

Una caratteristica che contraddistingue i bambini tendenzialmente ansiosi sembra essere una forma di “iperreattività emotiva”: la tendenza a reagire in maniera eccessiva dal punto di vista emotivo a stimoli abbastanza neutri che di per sé non dovrebbero creare un particolare stato di allerta. La presenza di una particolare sensibilità emotiva, che si può tradurre in forme di apprensione apparentemente ingiustificata, trarrebbe le sue origini da un tratto presente in alcuni bambini: l’inibizione comportamentale.

Questo concetto definisce la tendenza di alcuni bambini ad avere un atteggiamento eccessivamente prudente e spesso timoroso nei confronti di tutte le situazioni che non sono a loro familiari o che sono nuove. In queste situazioni il timore e la paura verso ciò che ancora non si conosce prevalgono sulla curiosità e il desiderio di scoprire ciò che ancora non si conosce. Questo tratto presente già dalla prima infanzia sarebbe correlato a un temperamento più introverso in età adulta.

 

  1. Quali sono i fattori che contribuiscono a rendere un bambino più vulnerabile all’ansia?

 

 a. Fattori genetici

La reattività emotiva è correlata a parametri neurofisiologici come gli ormoni o i neurotrasmettitori, la cui concentrazione è determinata in parte dal patrimonio genetico.

b. Apprendimento sociale

Una predisposizione genetica può subire anche il condizionamento di fattori ambientali. Un contesto familiare particolarmente apprensivo, dove l’ansia è un tratto che appartiene anche ai genitori, può condizionare lo sviluppo di ansia nel bambino.

c. Atteggiamento iperprotettivo dei genitori

L’atteggiamento di eccessiva tutela di alcuni genitori può determinare una forma di iper protezione che se da una parte scherma il bambino da possibili situazioni per lui stressanti, dall’altra trasmette e valida proprio il messaggio contrario.

Se i miei genitori sono preoccupati e mi proteggono da quella situazione, significa che essa è realmente pericolosa per me o che io non ho le risorse per poterla affrontare da solo.

d. Tendenza all’autovalutazione

Un fattore che associato all’inibizione comportamentale può favorire lo svilupparsi d’ansia nel bambino è la tendenza del bambino ad autovalutarsi, nello specifico l’attenzione eccessiva agli errori commessi.

 

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  1. L’ansia e il timore di sbagliare

La sensibilità individuale agli errori che si compiono è una caratteristica cruciale per il nostro adattamento all’ambiente esterno. Una scarsa attenzione ai feedback negativi di alcuni errori di comportamento è cruciale per la nostra sopravvivenza: ci sono comportamenti che possono essere pericolosi e mettere a rischio la nostra incolumità. Ignorare il feedback di questo tipo di azioni può favorire comportamenti impulsivi non mediati da una valutazione corretta delle conseguenze del proprio comportamento.

Viceversa, quando l’attenzione agli errori e il timore di un feedback negativo sono molto forti, l’ansia può aumentare: la tendenza a rimuginare, a ripensare alle azioni compiute e a valutarle in modo severo accentua la titubanza, l’indecisione e quindi inibisce l’azione.

L’eccessiva rigidità nell’autovalutazione porterebbe nel lungo periodo a un fenomeno di inibizione generalizzato: maggiore è la preoccupazione di commettere errori, maggiore sarà il timore di esporsi al rischio di farne. La paura di sbagliare e con essa l’ansia prende il sopravvento su il desiderio di sperimentare e la curiosità per il nuovo.

 

  1. Condizionamento multifattoriale: le interazioni fra i fattori coinvolti

La predisposizione e l’ambiente familiare di per sé non sono sufficienti a creare un tratto ansioso nel bambino, tuttavia si può instaurare un circolo vizioso in cui i fattori innescano reciprocamente una reazione con effetto a cascata.

Un bambino inibito dal punto di vista comportamentale sarà più in soggezione di fronte a situazioni e persone nuove; questo potrà rendergli più difficile fare quell'apprendistato sociale che gli renderebbe le interazioni interpersonali più fluide e meno cariche di timore.

Osservando il bambino poco fiducioso nelle proprie capacità, i genitori avranno la tendenza ad assumere un atteggiamento protettivo e di tutela nei suoi confronti. Questo porta ulteriori limitazioni alla possibilità di sperimentare la propria autonomia e favorisce un atteggiamento passivo e tendenzialmente evitante nei confronti dei contatti esterni. 

 

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  1. I disturbi d’ansia più frequentemente diagnosticati nei bambini

L’ansia nei bambini può coinvolgere due aree di sviluppo principali:

  • Sviluppo del repertorio emozionale del bambino grazie all’interazione con le figure genitoriali: si tratta della capacità di discernere e riconoscere i diversi stati emotivi interni con una precisione progressiva e maggiore in funzione della maturazione.
  • Sviluppo dei processi di controllo e regolazione delle emozioni che sostengono il bambino a modulare le emozioni senza che esse diventino un ostacolo quando troppo intense.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito attraverso il Manuale Diagnostico ICD-10 i disturbi d’ansia come appartenenti al gruppo dei disturbi della sfera emozionale.

 

A. Fobie 

Sono paure specifiche riferite a timori esagerati e irrazionali in situazioni specifiche e includono la fobia per gli animali, cani o serpenti, situazioni come l’altezza, il buio, l’acqua, la paura degli aghi.

Le fobie possono essere legate a specifici eventi attivanti nel bambino, ad esempio un bambino che ha paura dei cani può essere stato morso in passato da un cane. Tuttavia, nella maggior parte dei casi non esiste un evento reale che ha attivato la fobia e nel corso di una terapia non è utile investire troppo tempo per individuare l’evento reale del passato che ha attivato quella specifica paura.

 

B. Ansia da separazione

Una particolare forma di fobia è l’ansia da separazione, che descrive la situazione in cui il bambino vive con molta apprensione il momento in cui si deve separare dagli adulti che si occupano di lui, di solito i genitori.

I bambini che soffrono di ansia di separazione possono diventare molto ansiosi anche in concomitanza di allontanamenti brevi dai genitori, ad esempio possono entrare in ansia dovendo stare per pochi minuti in una stanza diversa da quella in cui si trovano i genitori. 

Un bambino che soffre di ansia di separazione immagina che possano accadergli cose terribili quando i genitori si allontanano e lui rimane da solo: può temere di poter essere rapito o di non poter affrontare la solitudine.

 Molti bambini che soffrono di ansia di separazione sono anche molto focalizzati su pensieri relativi a cosa può accadere ai genitori quando sono lontani da lui. Ad un bambino può temere che i genitori abbiano un incidente stradale, o semplicemente che spariscano e non facciano più ritorno.

Alcune caratteristiche dell’ansia da separazione:

  • è frequente nei bambini più piccoli
  • paura e preoccupazione si manifestano quando il bambino si deve separare dall’adulto
  • la preoccupazione riguarda cosa può accadere sia al bambino sia agli adulti mentre questi sono lontani o assenti
  • si manifesta spesso al momento di andare a letto

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 C. Ansia sociale

Caratteristiche salienti dell’ansia sociale sono:

  • timidezza estrema
  • prevalenza durante l’adolescenza
  • evitamento del contatto sociale
  • di per sé non rappresenta una mancanza di competenze sociali o interesse per le interazioni con altre persone.

L’ansia sociale è caratterizzata da un’estrema e dolorosa forma di timidezza che può portare il bambino a evitare le interazioni sociali.

Il bambino con fobia sociale pensa di non essere abbastanza capace di interagire con i suoi coetanei, può essere convinto che gli altri si prendano gioco di lui, che lo deridano, di risultare noioso o di commettere un errore o dire qualcosa di stupido, che gli altri ridano di lui. A volte l’evitamento è riferito a situazioni specifiche come parlare davanti alla classe o parlare al telefono. 

Queste situazioni sono percepite dal bambino come pericolose perché lo espongono al giudizio e alla possibile derisione da parte dei coetanei, in altri casi l’evitamento coinvolge in maniera più accentuata le attività sociali. Per timore del giudizio altrui, e non sentendosi abbastanza adeguato ai coetanei, il bambino può arrivare a isolarsi completamente. 

Occorre ricordare che il bambino deve anche compiere sforzi incredibili per mantenere questo stato di isolamento. Infatti, un bambino che soffre di ansia sociale non necessariamente ha una mancanza di interesse per le interazioni sociali. Spesso bambini con fobia sociale desiderano ardentemente la compagnia degli amici ma evitano le interazioni sociali perché temono di non sentirsi a proprio agio, non perché non desiderino farlo. 

 

D. Disturbo d’ansia generalizzato (DAG)

Il DAG è caratterizzato da una preoccupazione costante che porta a selezionare tutte le informazioni e le situazioni di cui ci si può preoccupare. I bambini con DAG solitamente passano da una preoccupazione all’altra senza mai riuscire a rilassarsi o a sentirsi sollevati dall’apprensione. Un giorno, la preoccupazione può essere relativa a una notizia che ha sentito e che lo può portare a preoccuparsi per settimane: per esempio, un bambino può sentire casualmente in televisione che l’uso dei cellulari provoca il cancro e quindi essere costantemente preoccupato che i propri genitori possano esserne colpiti. Oppure, il bambino può sentire i genitori parlare delle spese domestiche e iniziare a pensare che la sua famiglia rischi di rimanere senza denaro, di perdere la casa o di vivere un futuro di povertà. 

Un bambino che soffre di disturbo d’ansia generalizzato può rimanere sveglio per l’intera notte continuando a fare e rifare i compiti convito di non averli fatti abbastanza bene e di non essere sufficientemente capace di avere buoni risultati a scuola.

I bambini con DAG manifestano costante preoccupazione che richiede continue rassicurazioni da parte dei genitori, con domande senza fine poste per tranquillizzarsi rispetto alle continue preoccupazioni. Le possibili ripercussioni a livello somatico possono essere disturbi di tipo cronico (mal di stomaco, mal di testa o disturbi del sonno), e tutti questi disturbi rischiano di sovrapporsi ai sintomi tipici di una depressione.

 

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E. Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)

Un tipo specifico di preoccupazione è il DOC: bambini con DOC sperimentano pensieri intrusivi, le preoccupazioni giungono alla loro mente senza che lo vogliano, vorrebbero poter fermare questi pensieri intrusivi e persistenti ma non ci riescono. Spesso devono inscenare specifici rituali o comportamenti ripetuti in una sequenza stereotipata per trovare sollievo dall’ansia e dallo stress da questi pensieri intrusivi e ossessivi. 

Tipici pensieri intrusivi sono relativi alla preoccupazione per germi, contaminazioni, malattie. Il bambino pensa che possano accadere cose terribili o che lui stesso possa fare o aver fatto cose terribili. A volte questa preoccupazione è tanto intensa da far temere di aver danneggiato o ferito qualcuno. Non tutti i bambini sono consapevoli che si tratta di pensieri irrazionali.

Comprensibilmente, di solito i genitori si allarmano quando il bambino manifesta questo tipo di pensieri.  Occorre tuttavia tenere a mente che avere un DOC non significa che il bambino voglia compiere gesti che recano danno a un'altra persona, né bisogna pensare che il bambino compirà questi gesti: si tratta infatti di pensieri intrusivi e disturbanti che non hanno a che fare con l’intenzione di comportarsi male. 

Al contrario, questi pensieri riflettono il desiderio del bambino di essere buono, e non di fare cose cattive: egli teme di perdere il controllo e pensa a quanto catastrofiche sarebbero le conseguenze se ciò accadesse. Per allontanare questi pensieri intrusivi e disturbanti il bambino con DOC mette in atto dei comportamenti ripetitivi e ritualizzati (compulsioni). Si tratta di comportamenti che vengo ripetuti secondo uno schema rigido e specifico di azioni.

 Le compulsioni possono essere: 

  • ripetere comportamenti di controllo o verifica, come ad esempio verificare che e porte siano chiuse e le finestre serrate
  • rituali di pulizia
  • ripetere un’azione un determinato numero di volte, ad esempio battere il pugno sul tavolo tre volte o accendere e spegnere la luce tre volte
  • allineare gli oggetti su una mensola o usare entrambi i lati del corpo toccando un oggetto prima con la mano destra e poi con quella sinistra o viceversa. Questo li aiuta a mantenere anche una forma di simmetria interna.   

 

 F. Attacchi di panico

Caratteristiche tipiche degli attacchi di panico sono:

  • improvvise e ricorrenti manifestazioni di ansia acuta senza il verificarsi di un evento reale che la giustifichi
  • accentuazione importante dell’arousal fisiologico durante gli attacchi 
  • possibile manifestarsi di agorafobia (evitare le situazioni per la paura del panico).

L’attacco di panico è un’esperienza terrificante in cui il bambino è travolto da un’intensa onda di ansia che determina una forte attivazione dell’arousal fisico che porta dolori al petto, affanno, sensazione di mancanza d’aria. Queste sensazioni fisiche sono accompagnate dalla convinzione che stia accadendo qualcosa di terribile e dalla paura di stare per morire o di impazzire. 

Questi attacchi di panico solitamente si esauriscono nel giro di venti o trenta minuti ma sono tanto traumatizzanti da portare il bambino a sviluppare una forma di ansia anticipatoria: il timore che un episodio analogo si verifichi nuovamente diventa pervasivo e assillante.

 

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  1. Trattare i disturbi d’ansia

Spesso bambini che soffrono di disturbi d’ansia non vengono diagnosticati né trattati per lungo tempo. Purtroppo, i disturbi d’ansia nelle forme più acute non scompaiono spontaneamente e tendono a mantenersi se non vengono trattati. La terapia cognitivo comportamentale può fornire strumenti utili ai bambini per gestire le loro paure e ansie.

Se le paure tipiche dei bambini (paura del buio, paura degli animali) tendono a scomparire spontaneamente con la crescita, un disturbo d’ansia vero e proprio tende a mantenersi e può interferire in modo significativo con le abilità del bambino e impedirgli un percorso di crescita sereno.

Se l’ansia di stare in mezzo ai coetanei è tanto forte da impedirgli di farlo, il bambino non potrà sperimentare quelle interazioni necessarie per sviluppare un pieno repertorio comportamentale sul piano sociale.

In questo caso, difficilmente il disturbo d’ansia scomparirà, a meno che non si aiuti il bambino a superare la sua paura con un trattamento professionale. Infatti il meccanismo dell’evitamento tipico dell’ansia impedisce al bambino di verificare come la sua ansia e le sue preoccupazioni siano ingiustificate. 

La terapia cognitivo comportamentale (TCC) ha dato significative evidenze di efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia dei bambini. La TCC rappresenta uno strumento molto potente per combattere i disturbi d’ansia, e coinvolgendo i genitori nel trattamento può individuare quali fattori a livello familiare favoriscono il mantenersi del disturbo.

 

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